giovedì 8 marzo 2012

I passi della promessa


Leggendo le lettere di san Paolo non si può fare a meno di notare tante coincidenze con lo spirito dell'apostolato della promessa di preghiera di adozione spirituale del bambino concepito...
Le coincidenze riguardano la promessa, la promessa di adozione, la promessa di adozione a figli, e anche la prova di questa nostra adozione a figli: lo Spirito che nel nostro cuore grida "Abba! Padre!". In questo senso coincide anche il termine adozione "spirituale".
Per brevità prendiamo inconsiderazione tre passi:

L'adozione a figli, la redenzione del  nostro corpo
19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24 Poiché nella speranza noi siamo stati salvati.
(Rm 8:19-24) L'apostolo ci spiega che cosa è l'adozione a figli, cioè la "redenzione del nostro corpo", ciò che aspettiamo e speriamo "gemendo interiormente" nel nostro cuore. Nel nostro cuore si concentra quella speranza e quel desiderio che invadono tutto l'universo creato. Quale figlio non aspetta con impazienza di entrare nella propria libertà? di essere autonomo, emanciparsi dalla famiglia di origine e "sentirsi in una grande famiglia" (come ho letto su un invito in discoteca destinato a 13enni)? I media sfruttano il desiderio di adozione a figli che tutti abbiamo, per farci confondere tra liberazione e schiavitù, tra purezza e corruzione, tra eterno e caduco, tra libero e sottomesso, tra figlio e schiavo, tra grande famiglia e grande isolamento.

Figli adottivi, "figli della promessa" da "quando ancora non erano nati"
4 Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, 5 i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa.Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio. 10 E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre: 11 quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama - 12 le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore
(Rm 9:4-12) San Paolo richiama la figura di Abramo e Sara. Come allora Dio promise loro di avere figli, anche oggi il Signore ci promette l'adozione a figli, la redenzione dei nostri corpi. Non solo, l'apostolo ci ricorda un'altra figura: Rebecca, Isacco e i loro figli Giacobbe ed Esaù. Questi ultimi furono scelti dal Signore quando ancora erano nel grembo materno. Fin dal seno della loro madre, Dio aveva già completato il disegno su di loro e lo aveva già promesso a Rebecca. Ancora oggi il Signore promette ad ogni madre in attesa di aver già adottato a figli i loro bambini concepiti, di aver già preparato per loro un disegno per il loro futuro, non solo per la vita terrena, ma anche per quella eterna fino addirittura alla redenzione dei loro corpi.
Quale grande progetto di amore...
Un progetto di amore eterno, un progetto di adozione in una vera grande famiglia, quella di Dio e della Sua Chiesa. Un figlio che tu non ti aspettavi, Dio lo aspettava e lo desiderava dall'eternità e per lui ha un progetto di amore... infinito. Per la sua vita terrena, ha già preparato un corpo e un'anima perfetti per ricambiare il Suo amore e amare gli altri. Per la sua vita eterna, ha già preparato un'anima perfetta, per essere simile a Lui ed essere felice della Sua visione, e ancora ha preparato un corpo glorioso e risorto simile al Suo, per quando avverrà la redenzione dei corpi.
Quale grande progetto di amore...
e che grande follia contrastarlo...

La prova
Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, 5 per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6 E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! 7 Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

(Ga 4:1-7) L'Apostolo ci spiega "quali eravamo e quali siamo". Eravamo come schiavi, o come bambini piccoli che ancora non hanno libertà di decidere, ma che sono completamente dipendenti o da un padrone, o da un tutore o un amministratore che sceglie per loro.
Questa era la situazione dei credenti che ancora non avevano visto il Figlio, e ancora non conoscevano Dio come Padre, Che genera il Suo unico Figlio e Che ci adotta tutti come Suoi figli.
Questa è la situazione di chi ancora non ha conosciuto l'amore di Dio e cerca la propria libertà, la propria gloria, il proprio successo dove non esiste: nel denaro, nell'impurità di un amore corrotto, nella carriera, negli svaghi, nelle dipendenze e nell'apparenza agli occhi degli altri.
Facciamo silenzio, spegniamo ciò che fa rumore... e ascoltiamo l'unico grido che rimane, quello dello Spirito del Figlio che chiama Suo Padre, nostro Padre.
Abbiamo sì un grande amore, quello di Dio;
una grande eredità, il Suo Regno per sempre;
una grande famiglia, quella dei Suoi figli adottivi;
una grande libertà, quella che da sempre desidera per noi;
e una grande gloria, in cui ci vuol fare simili a Sé.
Quindi, perché cercare l'amore nel fango?
perché preoccuparsi dei soldi se abbiamo una provvidenza immensa e un'eredità infinita?
perché cercare di sentirsi in una grande famiglia andando nel rumore di una discoteca che copre il grido "Padre"?
perché cercare la libertà nel fumo, gli alcolici, nel sesso e nelle trasgressioni? e la gloria nell'apparire più trasgressivi?
Siamo figli adottivi del Dio Amore, figli della Luce... "e tutto questo per opera di Gesù, e di Gesù crocifisso".


sabato 3 marzo 2012

I passi dell'amore


Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno.

Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore.

Ecco l'inno all'amore, l'amore vero, quello che tutti cercano. Ecco le parole che tutti vorrebbero sentire sull'amore e le parole che vorrebbero vivere e vedere. Ecco la verità che tutti vorrebbero dire e fare... in mezzo a tanta menzogna; la luce che vorrebbero vedere, in mezzo a tanta notte!
Nonostante i 7 (inutili) anni di catechismo, anche io, come qualcun altro, ho scoperto questi "passi" di San Paolo da un film romantico visto a scuola, forse in 4° superiore. Menomale che ancora il cuore era abbastanza limpido e lo Spirito che gemeva (rm8) ha esultato un attimo e io ho riconosciuto quella bella verità. Mi ricordo solo un'immagine del film in cui si sentivano queste parole, tanto simili a quelle dell'Apostolo:

L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso... L'amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore. L'amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta.

Il prof disse che era proprio la lettera ai Corinzi di San Paolo e aggiunse che - secondo lui - la traduzione migliore era "chi ama..." invece che "l'amore..." o "la carità...". Quindi mi feci una fotocopia di quella traduzione e me la imparai a memoria, insieme alla traduzione in qualche altra lingua che mi piaceva. E quando capitava la recitavo a qualcuno.
Il semino trovò in me un po' di terra fertile, che c'è in ogni cuore. Infatti mi documentai meglio su quei "passi dell'amore" di San Paolo che vanno molto molto oltre la superficie di romanticismo che percepiamo e ci attira a priva vista. E infatti poco prima leggiamo (I Cor 6,12-20) come dobbiamo vivere questo amore, affinché porti quei frutti di pazienza, gentilezza, modestia, umiltà, perdono, fiducia, felicità e eternità, a cui tutto aspirano. Non aspiriamo all'eternità, alla felicità e alla contentezza poiché da piccini chissà quante volte ci avranno ripetuto "e vissero per sempre felici e contenti", ma perché in ogni cuore era già scritto che questi sono i veri beni.
Ecco come possiamo vivere l'amore per ottenerne tutto il bene che ci può portare (meglio che in qualsiasi favola!):

 «Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla. «I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.
O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!


Tutto ti è lecito, ma tu sei membra di Cristo e il tuo corpo è tempio dello Spirito Santo. 
Prima di metterti nelle mani di qualcuno, pensa che stai mettendo in quelle mani il corpo di Cristo.
Qualsiasi peccato commettiamo "è fuori" del nostro corpo, cioè del corpo a cui apparteniamo, quello di Cristo. Ma chi rinuncia alla propria purezza e la abbandona, si mette "fuori" del corpo a cui appartiene, e non è più membra del corpo di Cristo, che è la nostra gioia e la nostra vita eterna. Così, fuori dalla purezza, quella purezza che ci fa appartenere a Cristo, perdiamo anche la gioia, che è Lui stesso, e perdiamo quel "per sempre" della vita di chi si ama.
Un amore che non è puro, non è vissuto nella castità, cioè nella continenza per i fidanzati, o nell'astinenza periodica per gli sposi, è un amore destinato a non durare, a non vivere per sempre, e neanche a portare la felicità e la contentezza di cui parlano le favole, né a portare pazienza, umiltà, modestia, sincerità e fiducia di cui parla San Paolo nell'Inno all'amore.
Ciò che ha unito Dio, non si può dividere (mt19,8), ma ciò che è unito e non viene da Dio ma da chi vorrebbe allontanarci da Lui, va diviso.
Una volta in una omelia sentii (al contrario di quello che purtroppo pensavo fino ad allora) che non tutto ciò che è unito viene da Dio e non tutte le divisioni vengono dal maligno. Proprio questo ci dice anche la Lettera di San Paolo: l'unione con una prostituta (rivolgendosi ai maschi) o con uno che sfrutta il corpo di una donna (rivolgendosi alle femmine) non è certo unione che viene da Dio, ma che ci stacca da Dio, dal Corpo mistico di Cristo.
Per concludere, chi si ama vive nella purezza ed è così che vivrà per sempre felice e contento, perché Cristo e la Chiesa, per primi, vissero per sempre felici e contenti!

sabato 25 febbraio 2012

"Alla Madre della Misericordia" (S.M.Faustina Kowalska)


Maria, madre mia e mia signora,
Ti dono la mia anima e il mio corpo,
la mia vita e la mia morte e ciò che la seguirà.

Affido tutto alle Tue mani, o madre mia.
Coprimi con il Tuo manto verginale
e concedimi la grazia della purezza
di cuore, d'anima e di corpo.

Difendimi con la Tua potenza da tutti i nemici,
specialmente da quelli che nascondono
la loro cattiveria sotto la maschera della virtù...

Fortifica la mia anima,
non la spezzi il dolore.
O Madre di Grazia,
insegnami a vivere in Dio.

Amen.


giovedì 23 febbraio 2012

Pensieri sulla Madre


Beata te, o donna incinta, che custodisci un grande segreto,
il tuo sorriso timidamente lo svela,
i tuoi occhi cercano di narrare l'inenarrabile:
che una nuova vita fiorisce in te,
che un nuovo uomo albeggia nel tuo seno
e rischiara le tenebre di un vuoto che solo lui poteva colmare.


Per ogni bimbo chiamato dal nulla all'essere
un vuoto si colma
e il mosaico della creazione riceve nuova luce.
In ogni bimbo appena concepito
risplende il mistero dell'Incarnazione del Verbo,
e in ogni donna che si apre alla vita
si ripete il miracolo di quel Sì che ci ha redenti.


Chissà com'eri, o dolce Maria,
col grembo colmo della Divina Grazia!
Tu, già piena di Grazia, fin dal Tuo concepimento
facevi spazio alla Grazia Incarnata, che dentro di Te,
giorno dopo giorno, come ogni figlio d'uomo,
s'andava formando nel Tuo corpo in anticipo redento.

Avrei voluto vedere il Tuo sorriso,
per scoprire se riusciva a celare
questo grande segreto;
e i Tuoi occhi di madre in attesa,
per carpirne la luce del Dio
che abitava il dolce Tuo seno.

Vorrei, o Madre, poter vedere
in ogni donna che il Creatore ha visitato
l'obbedienza alla Vita che Tu ci hai insegnato
e la gioia immensa di un sì incondizionato.

Non ci sono ma, non ci sono se
di fronte ad un bimbo che chiede la vita;
non ci sono brutture o umani peccati
che posson sporcare la bellezza di un uomo in boccio.


Non sta a noi giudicare la bellezza dei tratti dell'artista.
Solo Lui, l'Autore Autorizzato, conosce il mistero di ciò che ha creato.
A noi il compito di accettare il dono di un'opera originale
e sempre degna di ammirazione,
perché fatta a somiglianza di Colui
Che è il Principio e la Fine di tutta la Creazione.


Note: la poesia è di una mia amica ed è veramente ispirata!

Sifra e Pua, quando vincono il cuore e la coscienza

Sifra e Pua guardano la corona regale della maternità: "Vedi, una madre è una regina, la maternità è sacra... "
Il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: «Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; se è una femmina, potrà vivere». Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini. Il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?». Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito!». Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. Allora il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: «Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia».
Sifra e Pua, le prime obiettrici di coscienza

 Questo brano ci propone oggi l'ufficio delle letture. Il faraone riesce a comandare ai suoi sudditi di far lavorare, costruire città, coltivare i campi, impastare argilla e fare mattoni.... l'unica cosa che non riesce a comandare è "uccidere". La sua legge "devi uccidere" non ha nessun valore per le ostetriche del paese, poiché contraddice una legge più grande, la legge naturale scritta nel loro cuore, come nel cuore di ognuno di noi. Sifra e Pua, migliaia di anni fa, già comprendevano che quella legge non se l'erano scritta da sole, ma solo un dio avrebbe potuto farlo.
Oggi, l'azione che era stata comandata loro si chiamerebbe aborto, aborto a nascita parziale. Esiste, e ci sono ancora faraoni che lo comandano. Chi ascolteremo? il cuore in cui continuamente ci parla il Signore, o il faraone di turno?
Vediamo che, rispondendo al faraone, le ostetriche mentono. Sembrerebbe che vengono meno a un'altra legge che Dio ha scritto nei nostri cuori: "non mentire, non dire falsa testimonianza", ma non è così, perché il faraone non ha nessun diritto di sapere, di conoscere la verità, e la loro risposta equivale a tacere la loro verità, che porterebbe alla morte di loro stesse e di tanti bambini innocenti.
Vediamo poi come sia veloce e facile scivolare dall'aborto all'infanticidio e all'omicidio: "Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo". E oggi? alcuni paesi hanno già permesso l'eutanasia infantile: i genitori decidono che farsene del figlio fino a 12 anni, visto che ancora non è arrivato all'età della ragione, che gli permetterebbe di esercitare la sua libertà, la sua scelta di vivere o morire. Ma queste queste leggi che permettono di uccidere i bambini non ancora nati (o già nati o mentre stanno nascendo...), hanno effetti su tutti: la carica di violenza che si accumula in chi ne è convolto non può non esplodere in guerre civili che insanguinano tanti paesi. L'aborto è il principale distruttore della pace nel mondo - diceva la Beata Madre Teresa - poiché se una madre può uccidere suo figlio, che cosa impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me?

e noi? siamo riusciamo ad ascoltare le legge del nostro cuore? e ad ascoltare lo Spirito che geme interiormente (e a volte anche esteriormente, tanto è disperato) e che aspetta la nostra redenzione, la redenzione del nostro corpo? Possiamo anche cominciare oggi, siamo sempre in tempo finché viviamo.
"Da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore"



martedì 21 febbraio 2012

"O Sapienza eterna ed incarnata" (S.Luigi Grignon de Montfort)

Atto di Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria
scritto da San Luigi Grignon de Montfort

O Sapienza eterna ed incarnata, o amabilissimo e adorabilissimo Gesù, vero Dio e vero Uomo, Figlio unico dell'eterno Padre e di Maria sempre Vergine, io Ti adoro profondamente sia nel seno e negli splendori del Padre, durante l'eternità, sia nel seno verginale di Maria, Tua degnissima Madre, nel tempo dell'Incarnazione.
Ti ringrazio perché Ti sei annientato prendendo la forma di uno schiavo, per liberarmi dalla crudele schiavitù del demonio.
Ti lodo e Ti glorifico per aver voluto sottometterTi a Maria, Tua Santa Madre, in ogni cosa, al fine di rendermi per mezzo di Lei Tuo schiavo fedele.
Ma, ingrato ed infedele che sono, non ho mantenuto i voti e le promesse che Ti ho fatto così solennemente nel santo Battesimo e non ho adempiuto ai miei obblighi.
Non merito di essere chiamato Tuo Figlio e Tuo schiavo. E siccome non c'è nulla in me che non meriti le Tue ripulse e il Tuo sdegno, non oso più avvicinarmi da solo alla Tua santissima e augustissima Maestà.
Ricorrerò all'intercessione della Tua santa Madre, che mi hai assegnata come mediatrice presso di Te: per mezzo Suo, spero di ottenere da Te la contrizione e il perdono dei miei peccati, l'acquisto e la conservazione della sapienza.
Ti saluto, dunque, o Maria Immacolata, tabernacolo vivente della Divinità, in cui nascosta la Sapienza eterna vuol essere adorata dagli angeli e dagli uomini. Io Ti saluto, Regina del cielo e della terra, al cui impero è sottomesso ogni suddito di Dio. Ti saluto, rifugio sicuro dei peccatori, la cui misericordia non mancò mai a nessuno.
Esaudisci i desideri che ho della divina Sapienza e ricevi i voti e le offerte che la mia pochezza Ti presenta. Io peccatore infedele, rinnovo e riaffermo nelle Tue mani i voti del mio Battesimo: rinunzio, per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere, e mi do interamente a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per portare dietro a Lui la mia croce, tutti i giorni della mia vita.
E affinché gli sia più fedele di quanto lo fui finora, ecco che io Ti eleggo oggi, o Maria, alla presenza di tutta la corte celeste, per mia Madre e Padrona.
Mi abbandono e consacro, come schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esteriori, e il valore stesso delle mie azioni buone, passate, presenti e future, lasciandoTi intero e pieno diritto di disporre di me e di quanto mi appartiene, senza eccezione, per la maggior gloria di Dio nel tempo e nell'eternità.
Ricevi, o Vergine benigna, questa piccola offerta della mia schiavitù, in onore e in unione della sottomissione che la Sapienza eterna si compiacque di avere alla Tua maternità, in omaggio al potere che entrambi avete su questo miserabile peccatore, in ringraziamento dei privilegi di cui Ti favorì la Santissima Trinità.
Dichiaro che d'ora innanzi io voglio, quale Tuo vero schiavo, cercare il Tuo onore e la Tua obbedienza in ogni cosa.
O Madre ammirabile, presentami al tuo caro Figlio, in qualità d'eterno schiavo, affinché avendomi riscattato per mezzo Tuo, per mezzo Tuo mi riceva. O Madre di Misericordia, concedimi la grazia di ottenere la vera sapienza di Dio e di mettermi nel numero di quelli che Tu ami, ammaestri, guidi, nutri e proteggi, come Tuoi figli e Tuoi schiavi. O Vergine fedele, rendimi in tutte le cose un così perfetto discepolo, imitatore e schiavo della Sapienza incarnata, Gesù Cristo, Tuo Figlio, affinché io giunga, per Tua intercessione e sul Tuo esempio, alla pienezza della Sua età sulla terra e della Sua gloria in Cielo.
Amen.

http://arcademaria.net/offerta-a-gesu-per-maria.html
http://it.gloria.tv/?media=114471&connection=cabledsl
http://serve-del-signore.blogspot.com/2012/01/consacrazione-alla-madonna.html


lunedì 20 febbraio 2012

"Maria, umile creatura" (Comunità dell'Emmanuele)




Maria, umile creatura,
tu hai generato il Creator.
Maria, vergine beata,
Madre nostra ti preghiam.

Alla presenza del cielo ti riconosco oggi, o Maria
per mia madre e regina.
Ti offro e ti consacro,
con piena sottomissione e amore,
il mio corpo e l’anima mia,
i miei beni interni ed esterni,

ed il valore stesso delle mie buone opere,
passate, presenti e future.


Maria, umile creatura,
tu hai generato il Creator.
Maria, vergine beata,
Madre nostra ti preghiam.

Ti lascio il diritto pieno e completo
di disporre di me e di tutto ciò che è mio,
senza alcuna riserva,
secondo il tuo beneplacito,
a maggior gloria di Dio,
per il tempo e per l’eternità.


Maria, umile creatura,
tu hai generato il Creator.
Maria, vergine beata,
Madre nostra ti preghiam.

note:
Parole: adattamento da L.-M. Grignion de Montfort
Musica: G. Dadillon “Fuoco e Luce”
Adattamento italiano: Comunità dell’Emmanuele
© 1988 Comunità dell’Emmanuele Italia. Tutti i diritti riservati.
gli accordi li trovi su http://home.teletu.it/confide/emmanuele/liturgia/librone/05-Maria.pdf

Atto di Consacrazione alla B.V.M. Immacolata, di S. Maximilian Kolbe

O Immacolata, Regina del cielo e della terra,
rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima,
cui Dio volle affidare l'intera economia della misericodia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi
supplicandoti umilmente di volermi accettare
tutto e completamente come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me
e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo,
di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso senza alcuna riserva,
per compiere ciò che è stato detto di Te:
"Ella Ti schiaccerà il capo" (Genesi 3,15), come pure:
"Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero" (Ufficio della Beata Vergine Maria)


Affinché nelle Tue mani immacolate e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria
in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere, in tal modo, quanto più è possibile 
il benedetto Regno del sacratissimo Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia
della conversione e della santificazione,
poiché ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani,
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.


V. Concedimi di lodarti, o Vergine santissima.
R. Dammi forza contro i Tuoi nemici.


note:
Questa preghiera mi è stata data da un'amica belga, che si era consacrata a Maria Santissima con questa preghiera a Roma, (se non ricordo male) in una celebrazione al santuario delle Tre Fontane.

venerdì 17 febbraio 2012

Atto di consacrazione a Maria, Madre della Misericordia (VSM)



Santa Maria, Madre della Misericordia, Tu sei la Madre mia e io sono figlia Tua. Voglio essere Tua e vivere in Te come il bimbo nel seno della madre sua.


Non voglio avere altra vita, né altri beni, se non la Tua vita e i Tuoi beni, come il bimbo in gestazione non ha altra vita, né altri beni che quelli della madre sua.


Fammi piccola, sempre più piccola, o Madre mia, umile, nascosta, annientata in Te, nella Tua vita che è la Vita del Figlio Tuo!


Fa' che sia sempre fedele a vivere in Te e di Te; dimentica di me stessa, umile e generosa, pienamente abbandonata al Tuo amore materno, nella fedeltà alla Volontà di Dio sempre, istante per istante, di giorno e di notte!


Così, o Madre mia, in Te, con Te e per Te che incessantemente lo fai, posso anch'io "visitare" le anime e dare loro Gesù, e assolvere nel modo più perfetto e vero alla mia vocazione di "visitandina".


Amen.




(Atto di consacrazione a Maria Madre della Misericordia, Ordine della Visitazione di Santa Maria)



giovedì 16 febbraio 2012

S. Giovanni Battista, l'amico dello Sposo

Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire. (Gv 3,27-30)


S. Giovanni Battista è detto martire, non perché sia morto per confessare Gesù, ma perché è morto per confessare la verità, e la verità è Gesù. In particolare, è morto per difendere la verità dell’amore e del matrimonio.

 Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.  Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».  Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
  Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.  Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
(Mt 14,3-10)
Giovanni evangelista racconta la nuova creazione preannunciata da Giovanni Battista, la manifestazione di Gesù come Sposo della Chiesa, che, come la creazione, avviene in 6 giorni, e li descrive.
Il primo giorno Giovanni il Battista dichiara di non essere il Messia, ma Questi sta arrivando e lo presenta come Sposo del Suo popolo, infatti nella cultura matrimoniale del tempo, chi scioglieva i sandali dell'altro, ne acquisiva il diritto a sposare una donna rimasta sola:
Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo» (Gv 1,26-27)


Il secondo giorno, vede Gesù e Lo proclama l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo:

Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!  (Gv 1,29)
Il terzo giorno è Giovanni che indica ai primi due discepoli Gesù come il Messia, lo Sposo della Chiesa:
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. (Gv 1,35-37)

Il quarto giorno Gesù chiama Filippo e incontra Natanaele:
Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi».  Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». (Gv 1,43-45)
Il sesto giorno, ci sono le nozze di Cana:
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho più da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».(Gv 2,1-4)

 Questa serie di giorni richiama alla mente i sei giorni della creazione del mondo, che si concludono con la creazione dell'uomo e della donna, in cui si vedeva l'istituzione del matrimonio. Con quell'evento, le nozze di Cana hanno una corrispondenza manifesta. Nelle nozze di Cana, Gesù dà da bere agli invitati, che è un compito dello sposo e così, senza che nessuno se ne accorga, tranne Sua Madre e i servi, Si è sostituito allo sposo, manifestandoSi Egli stesso come uno sposo.

mercoledì 15 febbraio 2012

Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria (CdL)


Madre della Gioia, Stella del mattino, Rifugio dei peccatori, Consolazione di tutti coloro che si sentono disperati e soli, ci consacriamo in modo specialissimo al tuo Cuore Immacolato.

Insegnaci Tu a portare l’Amore a chi non ha conosciuto l’Amore, l’unità là dove c’è divisione e solitudine, la gioia della Risurrezione dove c’è morte, il cielo dove regna l’inferno.

Rendi puri il nostro cuore, la nostra anima, i nostri pensieri e proteggici dagli attacchi del maligno. Vogliamo imparare da Te la perfetta umiltà perché sul silenzio del nostro io possa parlare il Verbo.

Maria Regina della Pace insegnaci ad essere portatori di Pace, strumenti dell’Amore, sempre attenti alla voce dello Spirito Santo. Madre dell’Amore insegnaci Tu il pieno e perfetto abbandono alla Volontà del Padre perché possiamo imparare a ripetere sempre il nostro “Fiat”, il nostro…Eccomi!


da
Il Blog di Chiara Amirante, http://www.cavalieridellaluce.net/chiara-amirante/2011/09/07/consacrazione-al-cuore-immacolato-di-maria/
Cavalieri della Luce, http://www.cavalieridellaluce.net/gli-impegni-dei-cdl/consacrazione-a-maria/

Atto di consacrazione dei giovani a Maria Santissima

(nello spirito del Movimento Sacerdotale Mariano)

Vergine di Fatima, Madre mia tanto amata,
aderendo al Movimento Mariano,
oggi mi consacro - in modo specialissimo - 
al tuo CUORE IMMACOLATO.


Con questo atto solenne
Ti offro tutta la mia vita,
il mio cuore, la mia anima, il mio corpo,
specialmente questo periodo che sto vivendo
della mia giovinezza.

GUIDAMI sulla strada che ci ha tracciato Gesù:
quella dell'amore, della bontà, della santità.


AIUTAMI a fuggire il peccato, il male,
l'egoismo, e a respingere le tentazioni
della violenza, dell'impurità e della droga.


TI PROMETTO di confessarmi spesso
e di ricevere Gesù nel mio cuore come cibo spirituale
di vita, di osservare i comandamenti di Dio,
di camminare sulla strada dell'amore e della purezza,
di recitare ogni giorno il Santo Rosario.


Voglio essere testimone di unità con un grande amore
al Papa, al Vescovo ed ai miei Sacerdoti.


Ti amo, Madre mia dolcissima,
e Ti offro la mia giovinezza
per il trionfo dl tuo CUORE IMMACOLATO nel mondo.


martedì 14 febbraio 2012

San Pio da Pietrelcina


Pietrelcina, Benevento, 25 maggio 1887 - San Giovanni Rotondo, Foggia, 23 settembre 1968 
"Estremamente rigoroso verso ogni peccato <<contro la vita e la natura>>, egli veglia gelosamente sulla santità della famiglia cristiana e moltiplica i suoi amorevoli interventi in favore delle donne incinte e dei bambini.
Su questo punto la sua reputazione è ben diffusa nel paese. Le giovani spose vengono a chiedere la sua benedizione. Passa per le sue mani ogni neonato. Spesso gli si chiede di scegliere un nome per il nascituro, e gentilmente Padre Pio aderisce alla richiesta."
"Su una sola cosa Padre Pio fu irremovibile: quando si trattava di sacrificare il bambino o la possibilità di averne. I suoi più bei miracoli sono stati in favore della maternità.
Ricordiamo la commovente storia di Giovannino o quella della Signora Abresch, alla quale egli proibì formalmente l'operazione: "Niente ferri!". Quale medico credente dovrebbe biasimarlo perché ricorda che c'è Qualcuno più grande dei medici?" (Maria Winowska, "Il vero volto di Padre Pio")



Padre Pio e Giovannino, l'aborto terapeutico 
Da "Il vero volto di Padre Pio", Maria Winowska riporta il dialogo con una giovane coppia conosciuta in treno:
 - Padre Pio? Voi andate a vedere Padre Pio?
Allora il papà prese il piccino nelle sue grosse mani di operaio, lo strinse al cuore, l'abbraccio con effusione e mi disse, scandendo ogni parola:
- Senza Padre Pio, Giovannino non sarebbe mai nato. Noi andiamo a ringraziarlo per la grazia.
Evidentemente volli sapere di più. Con quella simpatica caratteristica meridionale, interrompendosi a vicenda, con un gran numero di esclamazioni e prendendo per testimone la Madonna, essi mi raccontarono quanto segue - che io naturalmente riassumo.
Gino era scaricatore a Napoli, iscritto al partito comuninsta. Prima del matrimonio, Francesca aveva avuto un incidente in bicicletta. Fin dall'inizio della gravidanza, il verdetto dei medici era stato senza speranza. Per salvare la madre era necessario sacrificare il bambino. Disperata, Francesca scrisse una lettera al cappuccino stigmatizzato. Questa lettera restò senza risposta.
La vigilia dell'operazione ella era sola, nel suo letto e in lacrime.
- Sapevate che la Chiesa vieta l'aborto? - Le domandai.
- Non andavo più in chiesa - mi rispose a bassa voce - mio marito me lo proibiva. Ebbene, quel giorno vidi all'improvviso un monaco vestito di scuro, ritto ai piedi del letto. E mi domandavo come poteva esser entrato, poiché mio marito era un mangiapreti. Il monaco sorrise, poi alzò il dito, in atto minaccioso: "Tu non farai questa sciocchezza! Il fanciullo verrà al mondo, sarà un maschio, lo chiamerai Giovanni".
-  Subito disparve, ma mi lasciò il cuore pieno di coraggio. Tutta la mia famiglia era furiosa, ma il medico disse che senza il mio consenso non poteva fare l'operazione. Io confidavo che Padre Pio mi avrebbe ottenuto la grazia. Verificai la fotografia. Era proprio lui. Tutto è poi andato bene e noi andiamo ora a San Giovanni Rotondo per mostrare il nostro piccolo al Padre.
- Penso che, dopo la nascita di Giovannino, voi non sarete più un mangiapreti - dissi sorridendo al giovane operaio, che non cessava di sottolineare i punti culminanti del discorso con baci sonori che il bimbo accoglieva con guizzi di gioia.
- Si figuri! - rispose la giovane donna con animazione.
- Da allora va ogni domenica alla Messa. Siamo andati a vedere la Madonna di Pompei! Anche i compagni comunisti non sapevano che rispondere, perché mia suocera ha immediatamente divulgato la cosa, trattandomi da pazza, non è vero, caro?
Ma il marito preferì non seguirla in questo terreno scabroso.
- Padre Pio, signora, - aggiunse - non è un sacerdote come gli altri e, per amor suo, io fo grazia a tutti i preti! D'altra parte, questo miracolo prova bene che Iddio esiste! [...]
Vedendoli così giovani, così felici, così belli (il mescolamento delle razze dà alle volte, nell'Italia Meridionale, meravigliose riuscite), io pensavo che Padre Pio era stato la sorgente di tanta felicità. Senza di lui, quel bambino, che rassomigliava ai putti del Bernini, non sarebbe forse nato.


Infertilità? "allora niente ferri"
Da "Il vero volto di Padre Pio", Maria Winowska racconta la storia dei coniugi Abresch:


"Un bel giorno, sentii parlare di un cappuccino stigmatizzato il quale, si diceva, operava dei miracoli. Punto da curiosità, ma anche pensando a mia moglie gravemente malata e alla vigilia di un'operazione che le avrebbe impedito per sempre le gioie della maternità, decisi di tentare il colpo e mi recai a San Giovanni Rotondo. è inutile che io dica che ero tanto più sospettoso in quanto si trattava di fatti che accadevano nell'ambito della Chiesa cattolica, che giudicavo un ricettacolo di superstizioni." [...]
Naturalmente, dopo la sua conversione, il signor Abresch non ebbe niente di più urgente da fare, che condurre da Padre Pio sua moglie ammalata. Questa, essendosi già confessata, non seppe da dove cominciare e disse goffamente:
- Padre, i dottori mi ordinano di lasciarmi operare. Che cosa debbo fare?
Secondo la sua abitudine, Padre Pio dette, prima di tutto, una risposta di buon senso.
- Ebbene, figlia mia, fate ciò che vi dicono i medici!
La signora Abresch si sciolse in lacrime:
- Padre! ma allora mai più avrò figliuoli!
Padre Pio levò gli occhi al cielo e, dopo un momento, con una dolcezza indimenticabile:
- Allora niente ferri - disse lui - sareste rovinata per il resto della vostra vita.
- Rientrai a Bologna piena di gioia e di speranza. ffettivamente, da quel momento, le emorragie e tutti i sintomi del male disparvero senza lasciare la minima traccia. Allorché due anni dopo, mio marito andò a vedere Padre Pio, questi gli predisse che avrebbe avuto un figlio. Quale non fu la mia meraviglia quando ricevetti un telegramma da S. Giovanni Rotondo così concepito (lo conservo sempre): "Felice più che mai! Prepara corredo bimbo". Effettivamente, un anno dopo avevo un bimbo, la cui nascita non mi causò il minimo inconveniente, malgrado tutti i pronostici dei medici che, d'altra parte, io non avevo più consultati da molto prima della gravidanza. [...]
Questo bimbo ora è sacerdote... Padre Pio l'aveva predetto! Le vie di Dio sono ammirabili! Prendete questa raccolta di testimonianze! V'informerà di altri casi, non meno interessanti.
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.

Martirologio Romano: San Pio da Pietrelcina (Francesco) Forgione, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia si impegnò molto nella direzione spirituale dei fedeli e nella riconciliazione dei penitenti ed ebbe tanta provvidente cura verso i bisognosi e i poveri da concludere in questo giorno il suo pellegrinaggio terreno pienamente configurato a Cristo crocifisso.

Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.
Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna. Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Vuole partire missionario per terre lontane, ma Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale. Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni. I medici gli danno poco da vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge la propria forza dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici, subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose, può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra. Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In quest’ultimo caso i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà,la pazienza, il silenzio,la purezza,la carità.“Vorrei avere una voce così forte – diceva - per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia. Quella di Padre Pio è veramente una “clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così:“Se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi - è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.


Santa Maria Faustina Kowalska


Il castigo di Varsavia
Dal "Diario" di S.Faustina Kowalska, Ediz.LEV,pag.23
Un giorno Gesù mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una città, che è la più bella della nostra Patria. (Dalle note in calce: probabilmente si trattava di Varsavia che era considerata la più bella città della Polonia)
Il castigo doveva essere uguale a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra.
(Dalle note in calce: come Sodoma e Gomorra furono distrutte dal fuoco caduto dal cielo (cfr. Genesi 19,24), così le città polacche e specialmente Varsavia, furono in realtà gravemente distrutte durante la seconda guerra mondiale dalle bombe dirompenti e incendiarie. A questo proposito il direttore spirituale di Santa Faustina, Don M.Sopocko, durante la deposizione testimoniale, ha fatto la seguente dichiarazione:"Aveva scritto inoltre nel Diario che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano. Quando in seguito, dopo aver letto il Diario le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così. Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l'uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva".)
Vidi la grande collera di Dio ed un brivido mi scosse, mi trafisse il cuore. Pregai in silenzio. Un momento dopo Gesù mi disse:"Bambina mia, unisciti strettamente a Me durante il sacrificio ed offri al Padre celeste il Mio Sangue e le Mie Piaghe per impetrare il perdono per i peccati di quella città. Ripeti ciò senza interruzione per tutta la S.Messa. Fallo per sette giorni".
Il settimo giorno vidi Gesù su di una nuvola chiara e mi misi a pregare perché Gesù posasse il Suo sguardo sulla città e su tutto il nostro paese. Gesù diede uno sguardo benigno. Quando notai la benevolenza di Gesù, cominciai ad implorare la benedizione. Ad un tratto Gesù mi disse:"Per te benedico l'intero paese" e fece con la mano un gran segno di croce sulla nostra Patria. Vedendo la bontà del Signore, l'anima mia fu inondata da una grande gioia.


La sofferenza dei bambini sostiene il mondo
Dal "Diario" di S.Faustina Kowalska, Ediz.LEV,pag.129
Una volta che si faceva l'adorazione per la nostra Patria, un dolore mi strinse l'anima e cominciai a pregare così:"O Gesù misericordiosissimo, Ti prego per l'intercessione della Tua amatissima Madre, che Ti ha allevato fin dall'infanzia, Ti supplico, benedici la mia Patria. O Gesù, non guardare ai nostri peccati, ma guarda le lacrime dei bambini piccoli, la fame ed il freddo che soffrono. O Gesù, per questi innocenti, fammi la grazia che Ti chiedo per la mia Patria.
In quell'istante vidi Gesù che aveva gli occhi velati di lacrime, e mi disse:"Vedi, figlia Mia, quanto Mi fanno pena. Sappi questo: sono essi che sostengono il mondo".


Santa Faustina sente i dolori dell'aborto
Dal suo Diario, 1275
A volte Gesù chiede per l'aborto sofferenze di riparazione ad alcune anime che si sono offerte alla sua misericordia. Suor Faustina racconta:
16 settembre 1937
"Alle otto ho sentito dei dolori così violenti che ho dovuto mettermi a letto immediatamente. Mi sono contorta dai dolori per tre ore, cioè fino alle 11 di sera. Nessuna medicina mi ha fatto effetto. Rigettavo quello che prendevo. A momenti il dolore mi toglieva la coscienza. Gesù mi ha fatto sapere che in questo modo, avevo preso parte alla Sua agonia nell'orto degli Ulivi e che Lui stesso ha permesso queste sofferenze come riparazione verso Dio per gli aborti. Sono già tre volte ormai che passo da queste sofferenze. Ho detto al medico che in tutta la mia vita non ho mai avuto tali sofferenze. Dichiarò che non sapeva di cosa si trattasse. Ora capisco che cosa sono queste sofferenze perché il Signore stesso me l'ha rivelato... Tuttavia quando penso che forse un giorno dovrò soffrire di nuovo in questo modo, mi affido a Dio.
Ciò che Gli piace mandarmi lo riceverò con sottomissione e amore. Possa io soltanto con queste sofferenze salvare almeno un bambino dall'assassinio"



Glogowiec, Polonia, 25 agosto 1905 - Cracovia, Polonia, 5 ottobre 1938

Una suora che parla della misericordia divina e del dovere nostro di “usare misericordia”. Dov’è la novità? All’insegna della Misericordia è nato un gran numero di comunità, istituzioni, gruppi, in ogni tempo. Sì, ma suor Faustina Kowalska, sotto questa insegna, fa nascere un grandioso movimento spirituale proprio tra i due momenti meno misericordiosi della storia: le guerre mondiali.
Nata in un villaggio polacco e battezzata col nome di Elena, è la terza dei 10 figli di Marianna e Stanislao Kowalski. Che sono contadini poveri, nella Polonia divisa tra gli imperi russo, tedesco e austriaco. Lei fa tre anni di scuola, poi va a servizio. Pensava di farsi suora già da piccola, ma realizza il progetto solo nell’agosto 1925: a Varsavia – ora capitale della Polonia indipendente – entra nella comunità della Vergine della Misericordia, prendendo i nomi di Maria Faustina. E fa la cuoca, la giardiniera, la portinaia, passando poi per varie case della Congregazione (tra cui, quelle di Varsavia, Vilnius e Cracovia). Ma al tempo stesso è destinataria di visioni e rivelazioni che i suoi confessori le suggeriscono di annotare in un diario (poi tradotto e pubblicato in molte lingue). E tuttavia non crede che questi fatti straordinari siano un marchio di santità. Lei scrive che alla perfezione si arriva attraverso l’unione intima dell’anima con Dio, non per mezzo di “grazie, rivelazioni, estasi”. Queste sono piuttosto veicoli dell’invito divino a lei, perché richiami l’attenzione su ciò che è stato già detto, ossia sui testi della Scrittura che parlano della misericordia divina e poi perché stimoli fra i credenti la fiducia nel Signore (espressa con la formula: Gesù, confido in te) e la volontà di farsi personalmente misericordiosi.
Muore a 33 anni in Cracovia. Beatificata nel 1993, è proclamata santa nel 2000 da Giovanni Paolo II. Le reliquie si trovano a Cracovia-Lagiewniki, nel santuario della Divina Misericordia.


Martirologio Romano: A Cracovia in Polonia, santa Maria Faustina (Elena) Kowalska, vergine delle Suore della Beata Maria Vergine della Misericordia, che si adoperò molto per manifestare il mistero della divina misericordia.

domenica 12 febbraio 2012

Servo di Dio Giancarlo Bertolotti

Il giorno 5 Novembre, in occasione del 6° anniversario della morte, si è dato ufficialmente avvio al processo che entro un anno circa farà iniziare la causa di beatificazione del carissimo amico dott. Giancarlo Bertolotti . Con l'avvio di questa procedura  è stato ufficialmente riconusciuto "Servo di Dio".

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Apre l’archivio del dottor Bertolotti (6 novembre 2011)
Alcune sono in bianco e nero, altre a colori. In tutte, gli occhi vispi di un bimbo spesso accompagnati da quelli felici delle madri. Sono gli “angeli” del dottor Giancarlo Bertolotti, le centinaia di vite nate grazie al suo instancabile lavoro a servizio del prossimo e della vita stessa.
Una missione, la sua, interrottasi bruscamente il 5 novembre 2005, dopo un tragico incidente stradale a Sant’Angelo. A sei anni dalla morte, la parrocchia dei santi Antonio Abate e Francesca Cabrini ha bussato alle porte della diocesi di Lodi chiedendo di avviare il percorso di beatificazione per un uomo che ha «fatto dell’amore bello, come lo chiamava Giovanni Paolo II, il suo unico obiettivo».
Sabato pomeriggio, in alcuni locali messi a disposizione dalla parrocchia, sono state aperte per la prima volta le porte al suo archivio privato, messo in ordine grazie al lavoro della famiglia, degli amici e del Cav, centro di aiuto alla vita. Tra i documenti, centinaia di fotografie dei suoi angeli, ma anche fiumi di parole, di ringraziamento e di affetto per l’uomo che ha fatto della difesa alla vita la sua unica missione. E ancora numerosi manuali di medicina tradizionale e naturale, oltre a tutti gli scritti e le riflessioni.
L’archivio di documenti, recuperati in parte del suo appartamento di Pavia e in parte nella sua casa di Sant’Angelo, sarà la base per valutare la vita dell’uomo e del medico nell’avvio della causa di beatificazione, di cui sarà “attrice” la parrocchia di Sant’Angelo, mentre l’incarico di “postulatrice della causa” è stato affidato alla dottoressa Francesca Consolini di Milano. A benedire i locali e l’archivio, sabato pomeriggio, c’era monsignor Ermanno Livraghi, parroco di Sant’Angelo, e monsignor Gabriele Bernardelli, delegato vescovile per le cause dei santi. «Tanto lavoro è stato fatto e tanto è ancora da fare per far emergere una figura splendida di promozione della vita», ha detto monsignor Ermanno Livraghi, mentre monsignor Bernardelli ha annunciato che entro un anno potrebbe aprirsi la causa, invitando chiunque avesse notizia di grazie ed eventi prodigiosi per intercessione di rivolgersi alla diocesi. I parenti, gli amici e i tanti conoscenti, si sono spostati in basilica per la celebrazione della Messa in suffragio. Presente il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi («onorato da santangiolino e da padre, dato che ha fatto nascere mia figlia»), nell’omelia, monsignor Bernardelli ha ricordato la figura di «un uomo che non si è mai arreso allo scorrere dell’esistere: una visione alta, bella, magnanima della vita, in cui svolgeva la professione sorretto da una profondissima fede e da esercizi spirituali quotidiani. Diceva in un suo scritto: “Dio rivolge a tutti l’invito a fare del bene. Io umilmente accetto”».
Se tutto andrà come previsto, la causa potrà iniziare entro un anno e potrebbe concludersi entro tre o quattro anni, per poi passare alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. Da sabato, però, con l’avvio del procedimento, il dottor Gino Bertolotti può già essere chiamato “servo di Dio” e a breve sarà disponibile un’immaginetta con una preghiera che tutti i fedeli sono invitati a recitare ogni giorno per sostenere il cammino verso la beatificazione.
Rossella Mungiello
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«Su Bertolotti ricerca testimonianze per beatificazione»
PAVIA - Sabato 5 novembre, a sei anni dalla scomparsa, verrà celebrata una messa per ricordare il ginecologo del San Matteo Giancarlo Bertolotti. Alle 18 nella basilica di Sant’Angelo Lodigiano, sua città di origine. Al termine verranno inaugurati due locali, messi a disposizione dal vescovo di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, in cui sono esposti tutti gli effetti personali di Bertolotti raccolti finora, in attesa dell’apertura del processo di beatificazione. Fotografie, scritti, lettere, testimonianze. Ma gli amici del medico, scomparso nel 2005 in un incidente stradale mentre si recava al lavoro in ospedale, chiedono a chi l’ha conosciuto di fornire altre testimonianze scritte. Possono essere inviate al parroco della basilica di Sant’Angelo, don Ermanno Livraghi, alla Curia di Lodi o ai fratelli di Bertolotti (che possono essere contattati allo 0371-90242).
Monsignor Angelo Comini, recentemente scomparso, ha dedicato un libro all’amico medico. Il racconto comincia dai funerali del medico con una straordinaria partecipazione di gente, fino ad arrivare, attraverso numerose testimonianze, a delineare la figura di un uomo dedito totalmente alla sua missione di medico. Larga parte del testo espone le vicissitudini ospedaliere con particolare attenzione alla legge 194 sull’aborto, alle obiezioni di coscienza, alle numerose richieste di aborto, spesso trasformatesi nella scelta di mantenere in vita il bambino grazie alla presenza del dottor Bertolotti. Il libro racconta anche le esperienze giovanili del ragazzo di allora, con i conflitti e le scelte definitive: sacerdote o laico? Emerge una personalità di uomo di grande profondità e spirito umanitario a favore della vita che nasce.(m.g.p.)

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Porto la mia piccola testimonianza anche se indiretta. Ho incontrato pochi mesi fa Lisa, l'altra insegnante Camen toscana, che per prima mi parlò di Giancarlo. Avevano lavorato insieme a Pavia e fu lui a consigliarle di diventare insegnante Camen. Lisa mi diceva che lui portava sempre con sé i libricini sui metodi naturali e a ogni donna ricoverata chiedeva se conoscesse i metodi naturali, gliene parlava e le regalava un libricino.
Era un lavoro delicato, umile, nascosto, instancabile, infaticabile, costante, quotidiano. Era la missione che gli aveva affidato il Signore e lui la portava avanti nel modo più pieno, nonostante i tanti ostacoli e limiti che trova chi opera la verità.
è una lezione di vita per tutti noi, non solo gli insegnanti di metodi per la regolazione naturale della fecondità, ma anche tutti i volontari nella difesa della vita nascente, apostoli del Vangelo della Vita.